Firenze, 1895 – Ivrea (TO), 1957
Formatosi all’Accademia di Firenze, tramite Soffici aderisce per breve tempo al Futurismo. Dopo la guerra, elabora un proprio linguaggio in cui gioca un recupero della tradizione quattrocentesca, di Cézanne e di fonti popolari: nascono così le immagini di “ingenua” e robusta essenzialità della Firenze popolare e della campagna toscana, che costituiranno da allora il suo repertorio. Collabora al “Selvaggio” di Maccari. Nel 1942 è docente di Pittura all’Accademia di Firenze.