Le opere De Fornaris all’Ermitage

Dal “Che fare?” di Mario Merz, quasi un’icona del movimento, a “Torsione” di Giovanni Anselmo e a “Omaggio a Billie Holiday” di Pino Pascali. Ancora, “Rosa-blu-rosa” di Gilberto Zorio, “Trattenere diciassette anni di crescita (continuerà a crescere tranne che in quel punto)” e “Lavorare sugli alberi – Alpi Marittime” di Giuseppe Penone. Un cospicuo gruppo di opere della Fondazione De Fornaris sono esposte fino al 16 agosto all’Ermitage di San Pietroburgo nella mostra “Arte povera: una rivoluzione creativa”, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Dimitri Ozerkov. Nel terzo piano del Palazzo d’Inverno, si trovano accanto a tanti altri lavori arrivati dal Castello di Rivoli e dalla Gam, oltre che da fondazioni e collezioni private, per dare vita alla prima esposizione di Arte povera mai realizzata in un museo pubblico russo. Oltre a Pistoletto, Fabro, Boetti, Kounellis, Prini, ci sono i “precursori” Burri e Manzoni - con opere della Collezione Cerruti - e Fontana, di cui è presente “Concetto spaziale (Attese)” del 1964, prestato dalla Gam. Di fronte alla “Venere degli stracci” di Pistoletto, un lavoro realizzato site specific dal maestro, ovvero un “Terzo paradiso” composto anch’esso di stracci.
La mostra inizia con una sezione storica che spiega la genesi del gruppo di artisti in gran parte torinesi che seppe “rompere” con la tradizione, in nome della libertà nell’uso di materiali presenti in natura o legati alla produzione dell’industria: e non è un caso che sia allestita negli stessi spazi in cui, all’epoca del Disgelo, alla fine degli anni Sessanta, vennero esposti per la prima volta gli Impressionisti, fino ad allora messi al bando. L’esposizione prosegue nel cortile principale del Palazzo d’Inverno, dove è esposta la scultura di Penone “Idee di pietra-1372 kg di luce”.

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